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Bambini da salvare

LANCIO D’AGENZIA

Un gruppo di bambini afgani che viveva a Roma in pieno centro, tra i rifiuti e la sporcizia della stazione Ostiense in mezzo ad altri disperati, costretti a dormire per terra o infilati nei tombini, un posto addirittura privilegiato perché caldo: è questa la drammatica realtà di un gruppo di immigrati tra i 10 e i 15 anni. I minorenni, 24, tutti tra i 10 e i 15 anni, profughi afghani scampati alla guerra e a un lungo viaggio, sono stati trovati dalla Polfer durante un normale servizio di ricognizione alla stazione Ostiense. Con loro nel dormitorio abusivo della stazione anche 93 adulti, accampati tra i binari. I minori sono ora in strutture di accoglienza.

Si ipotizza che siano partiti dall´Afghanistan per arrivare in Turchia e da qui in Grecia dove, a bordo dei gommoni o delle imbarcazioni che ogni giorno si avvicinano alle nostre coste, sarebbero sbarcati in Puglia o ad Ancona. Si ipotizza anche che molti abbiano raggiunto la capitale salendo clandestinamente sui Tir, rischiando una volta di più la vita. E che la tappa finale del loro viaggio non sia l´Italia, ma il nord Europa.

Le immagini e le testimonianze rivelano un vero e proprio mondo, fatto di coperte e cartoni, nascosto sotto il coperchio dei tombini. Sono questi i giacigli dei disperati della stazione Ostiense: si dorme solo accovacciati o in verticale, con un pertugio aperto per respirare, ma la collocazione è già un privilegio e per questo la permanenza era a pagamento.

I minori hanno dichiarato tutti di essere arrivati in Italia senza i loro genitori. Il personale della Polfer, diretto dal primo dirigente Carlo Casini, li ha prima condotti in ospedale per effettuare visite mediche di controllo, quindi, ha contattato i servizi sociali del Comune e della Provincia di Roma. Tutti i minori hanno trovato una sistemazione in strutture di accoglienza convenzionate con gli enti locali. Questi bambini non erano i soli a dormire nei pressi della stazione Ostiense: sono infatti ben 93 le persone identificate dalla Polfer nel corso dei controlli effettuali nell’arco di questa settimana.

DICHIARAZIONI

1) Sveva Belviso, assessore comunale alle Politiche sociali

«In seguito alla segnalazione della polizia ferroviaria dei bambini trovati a piazzale Ostiense  la sala operativa sociale del Comune di Roma è immediatamente intervenuta ed ha accompagnato i ragazzi in due strutture di accoglienza convenzionate con l’amministrazione capitolina».

«I centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Roma sono pieni: la domanda è raddoppiata negli ultimi quattro mesi. Quello dei minori afghani è solo un esempio di una situazione che a Roma sta diventando sempre più difficile: in soli 4 mesi la richiesta di accoglienza di minori non accompagnati è aumentata del 100%».

«I 900 posti offerti nelle cento strutture di accoglienza, tra accreditate e convenzionate, sono ormai saturi e  spesso siamo costretti ad appoggiarci ad altre regioni, con costi molto elevati»

2) Carlo Casini, capo della Polfer
«Non immaginavamo di trovarci davanti tutti questi bambini: una situazione davvero toccante e penosa. Quando ci siamo resi conto che si trattava di ragazzini il cuore ha avuto un sussulto: quello di ogni padre di famiglia che vede dei bambini di 14 anni dormire in quello stato, con i tombini usati come armadi o come letti. Niente genitori e un viaggio della speranza alle spalle».

«I primi momenti sono stati difficili: i ragazzini erano impauriti e non parlano una sola parola d´italiano. Siamo stati costretti a parlare a segni. Quando li abbiamo trovati era notte. Dopo qualche ora abbiamo mimato il gesto di mangiare: hanno annuito, ma erano molto impauriti: stavano lì in silenzio, in un posto che non conoscevano. Noi oltretutto eravamo la polizia. Li abbiamo tranquillizzati più volte: cercavano di capire dove sarebbero andati a finire. Sempre a gesti abbiamo spiegato che sarebbero stati portati in un posto migliore di un compartimento di polizia».

«Poche volte mi è capitato di trovarmi davanti a un caso umano così toccante soprattutto pensando a quello che questi bimbi hanno passato per arrivare fino all´Italia. Possiamo immaginare percorsi diversi, storie diverse. Ma un´unica, terribile sofferenza»

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