Siete in prima pagina!

Beh, è la prima volta che pubblico l’immagine di una mia aula sul blog ma ho visto che la cosa vi faceva piacere e così mi sono convinto… In questo momento stavate componendo alcuni attacchi di articolo durante la nostra prima esercitazione in aula informatica. Si vede anche il proiettore acceso attraverso il quale vi avevo mostrato alcuni siti web d’informazione basati sui contenuti generati dagli utenti (user generated content). Abbiamo dato un’occhiata a Current Tv, la tv fondata da Al Gore negli Stati Uniti di cui esiste dal maggio scorso anche un canale italiano (guarda questo post) e a Wikinotizie: un giornale on line basato sulla stessa formula della Wikipedia, perciò ogni utente può pubblicare un proprio articolo e gli altri possono correggerlo. Una buona opportunità per formarsi sul campo, non credete? Aggiungo un’altra opportunità: Diregiovani, una versione collaborativa dell’agenzia d’informazione Dire che punta a costruire un community di giovani reporter multimediali nella quale anche voi potete entrare. Una lista delle testate internazionali on line che si basano su questa formula viene fornita dalla Wikipedia a questo link.

Il giornalismo collaborativo (o partecipativo, che dir si voglia…) del resto è una tendenza sempre più marcata anche nei media tradizionali. Persino il Tg1 ha sollecitato i propri telespettatori a inviare servizi giornalistici, nel tentativo di stare al passo con quanto accade sul web. E le grandi testate on line aprono spazi che invitano i lettori a diventare autori: Repubblica.it, per esempio, propone agli studenti delle scuole medie e superiori di diventare reporter. Anche i giornali di carta, in particolare la free-press, portano sempre più spesso in evidenza i lettori, le loro opionioni, i loro volti… Stiamo assistendo, insomma, ad un processo che punta a costruire relazioni sempre più interattive fra autori e lettori. Vediamo le tappe di questo percorso:

  • i “vecchi” giornali di carta hanno messo (e continuano a mettere) a disposizione dei lettori la rubrica delle lettere che permette a chi legge di affiancare, in qualche modo, i giornalisti.
  • i media elettrici (la radio e la tv) hanno consentito agli utenti di guadagnare altro spazio, principalmente attraverso il telefono che ha aperto una breccia importante nell’impianto frontale dei mass-media.
  • Con la nascita di internet si sono aperti ulteriori spazi d’interattività, come i sondaggi on line o i forum moderati da giornalisti che discutono, per esempio su www.corriere.it, con i propri lettori su diversi argomenti. Sui giornali on line proliferano inoltre i sondaggi che pure rappresentano un’ulteriore opportunità per chi legge di esprimere la propria opinione.
  • La vera rivoluzione però è arrivata con i blog, vale a dire i “diari on line” che si sono evoluti sempre più nella direzione del giornalismo indipendente. Chiunque può svolgere una funzione autoriale, anche nel campo dell’informazione, fornendo agli altri utenti la possibilità di commentare. Una dinamica che tende a sfumare la separazione fra autore e lettore, a mescolarne i ruoli, e che ricorda quanto accadeva sui manoscritti antichi dove il testo principale veniva spesso integrato da glosse a margine: ne consegue un testo complesso nel quale l’autore dell’opera convive con altri autori/commentatori autorevoli (copisti, studiosi, altri letterati…) che la integrano.
  • Infine (almeno per ora…) la dimensione del social network, quella in cui prende forma il giornalismo collaborativo: una rete sociale si proietta nel web attraverso contenuti di diverso genere, dalle autobiografie di Facebook alle aste di E-bay, fino alle immagini di Flickr o ai video dell’arcinoto Youtube… In questo nuovo contesto, che sfrutta al meglio le opportunità del web, nascono delle testate giornalistiche, o paragiornalistiche, collettive che possono essere moderate da una redazione centrale (come nel caso di Current tv) o assolutamente orizzontali (oltre a Wikinotizie vi segnalo, a titolo di esempio, anche www.fainotizia.it/ che è legato ad un partito politico ma mi risulta che lasci alla comunità degli utenti il compito di autoregolarsi).

A questo punto però vi lascio con una domanda che, se credete, possiamo riprendere a lezione: che fine fa la professione giornalistica? Le testate collaborative sono più o meno affidabili di quelle tradizionali? Esiste una collaborazione virtuosa, un nuovo patto che si può stringere fra giornalista e lettore alla luce delle nuove piattaforme interattive (utile per esempio a puntualizzare degli aspetti, a correggere errori…)? Comunque la pensiate è in questa dimensione liquida che è destinato a muoversi il giornalista della tarda modernità…

4 commenti su “Siete in prima pagina!

  1. Ciao Marco,

    sono Livia, il community coordinator di Current Italia, e ci tenevo a lasciare un commento al tuo post. Il giornalismo partecipativo è una delle frontiere più affascinanti nel mondo dell’informazione e siamo onorati di essere oggetto di discussione delle tue lezioni. Ci aspettiamo grande partecipazione da parte di chi ha voglia di raccontare storie (con la scrittura e con i video) e fino ad oggi le nostre aspettative non sono state tradite. Un saluto da parte di tutta la redazione di Current Italia, a te ed ai tuoi studenti.

  2. Alla seguente domanda “Le testate collaborative sono più o meno affidabili di quelle tradizionali?” non saprei rispondere con certezza. Circa l’affidabilità intesa come attendibilità è ovvio che moltissime news inserite on line sono false o ampiamente manipolate e molto spesso è difficile saper distinguere il falso dal verosimile, per cui penso che la stampa tradizionale in un certo senso da questo punto di vista è insuperabile, anche se è noto che molto spesso anche i giornalisti della carta stampata ingigantiscono le notizie per creare scalpore ed attirare l’attenzione della gente che compra i giornali.
    Per il resto W la tecnologia: ogni forma nuovo di scambio di informazioni e, nel caso specifico, di notizie per me è il benvenuto. Saluti a tutti!
    Francesco

  3. ERRATA CORRIGE:
    Alla seguente domanda “Le testate collaborative sono più o meno affidabili di quelle tradizionali?” non saprei rispondere con certezza. Circa l’affidabilità intesa come attendibilità è ovvio che moltissime news inserite on line sono false o ampiamente manipolate e molto spesso è difficile saper distinguere il falso dal verosimile, per cui penso che la stampa tradizionale, in un certo senso, da questo punto di vista è insuperabile, anche se è noto che molto spesso anche i giornalisti della carta stampata ingigantiscono le notizie per creare scalpore ed attirare l’attenzione della gente che compra i giornali.
    Per il resto W la tecnologia: ogni nuova forma di scambio di informazioni e, nel caso specifico, di notizie per me è la benvenuta. Saluti a tutti!
    Francesco

  4. ciao Livia, grazie per la visita e per il commento che hai lasciato. Ricambio i saluti a tutto il gruppo di Current. Agli studenti del corso cerco proprio di far conoscere, mentre ragioniamo sui criteri di base della scrittura giornalistica, esperienze innovative come la vostra, che aprono ad un immaginario diverso della professione giornalistica. Ci sentiamo e se tornerai a trovarci ci farà davvero piacere.

    Marco

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