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Plastica in mare

LA NOTIZIA

Enormi bottiglie e rifiuti di plastica, simboli dell’invasione degli oggetti usa e getta nel mar Mediterraneo. Così la nave Rainbow Warrior di Greenpeace ha lanciato un messaggio al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dalla costa ligure di Camogli dov’è arrivata durante le scorse ore. A Bruxelles è in corso, infatti, proprio in questi giorni il negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, per la revisione delle Direttive comunitarie sui rifiuti. L’occasione giusta, dunque, per sollecitare decisioni concrete su questo importante problema ambientale.

Nel 2014, infatti, a livello europeo solo il 29,7 per cento della plastica finita nel ciclo dei rifiuti è stato riciclata. Il resto è finito in discarica, negli inceneritori o è stato semplicemente abbandonato nell’ambiente. Nel 2012, i 27 Stati membri dell’Ue hanno esportato la metà della plastica raccolta per il riciclo, una cifra equivalente a 3,4 milioni di tonnellate di plastica, per un valore stimato intorno a 1,7 miliardi di euro (di cui l’87 per cento è stato esportato in Cina).

Il mare purtroppo è l’habitat che più paga le conseguenze di questo fenomeno e il Mediterraneo non fa eccezione: secondo il rapporto di Greenpeace “Un Mediterraneo pieno di plastica” i materiali in polimeri derivati dal petrolio rappresentano tra il 60 e l’80% dei rifiuti marini. Rifiuti o frammenti di plastica sono stati trovati anche nei fondali abissali tra novecento e tremila metri di profondità, in alcune specie ittiche commerciali come tonno e pesce spada e in aree ecologicamente importanti e protette.

L’Europa, dopo la Cina, è il più grande produttore al mondo di plastica e quasi la metà di quella che produce è destinata al mercato degli imballaggi, con una grande responsabilità rispetto all’inquinamento marino derivante dalla plastica. Leggeri, resistenti, economici e monouso, si trasformano in una montagna di rifiuti che finiscono nei corsi d’acqua e in mare attraverso la rete fognaria, gli scarichi e il trattamento delle acque reflue. Le microplastiche si possono scomporre in parti ancora più piccole, le nanoplastiche.

La @gp_warrior è a Genova! Vi aspettiamo a bordo oggi dalle 16 alle 19, domani dalle 16 alle 19 e sabato dalle 10 alle 16! #NoPlastic <3 pic.twitter.com/PDfAJRdVMv

— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) 22 giugno 2017

Il tour della nave Rainbow Warrior di Greenpeace, “Meno plastica, più Mediterraneo”, è partito il 24 giugno da Genova, vuole raccogliere dati scientifici e testimonianze dirette sull’inquinamento da plastica che affligge i nostri mari e informare l’opinione pubblica su questo grave problema. Il tour è organizzato con la collaborazione scientifica dell’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e l’Università Politecnica delle Marche. I ricercatori a bordo stanno eseguendo quotidianamente prelievi e campionamenti lungo la costa italiana. La prossima tappa è a Gaeta: la nave sarà ancorata al molo del porto commerciale e sarà visitabile il 4 luglio (dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19) e il 5 (dalle 10 alle 16). A sostegno della propria campagna Greenpeace Italia ha lanciato inoltre una petizione on line per chiedere al ministro Galletti azioni concrete per eliminare gli imballaggi in plastica.

 

LE DICHIARAZIONI

Serena Maso, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia

attivista-di-greenpeace«In media otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo, le spiagge e i fondali marini sono invasi da questo materiale che rappresenta circa l’80 per cento dei rifiuti in mare. Riciclare non basta, il problema va risolto alla fonte, intervenendo sulla produzione. Chiediamo al ministro Galletti di garantire la graduale eliminazione della plastica monouso»

«Solo adottando misure ambiziose l’Europa può fare la differenza»


Francesca Garaventa, ricercatrice dell’Istituto di scienze marine (Ismar) a bordo della Rainbow Warrior

«Le microplastiche sono una minaccia per la salute del mare. Dopo aver raccolto campioni d’acqua con tre diverse strumentazioni, che ci permettono un’analisi sia della colonna d’acqua che della superficie, li analizziamo in laboratorio per indagare il cosiddetto effetto cavallo di Troia: la plastica è un ottimo veicolo per le sostanze contaminanti».

Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente

«Serve una forte coalizione a livello internazionale contro il problema dei rifiuti galleggianti che stanno inquinando i nostri mari. Il marine litter è uno dei grandi temi ambientali che dobbiamo affrontare perché è un pericolo per i nostri mari e la nostra salute. Noi italiani siamo particolarmente virtuosi: siamo stati i primi al mondo ad aver vietato l’uso dei sacchetti di plastica. Dobbiamo creare una forte cultura ambientale, fare buone azioni e la nostra idea è di diffondere buone pratiche come la nostra»

«L’Italia è da sempre fortemente impegnata su questo tema: fin dal 2006 sono state adottate misure a livello legislativo volte a ridurre la produzione ed il consumo di buste in plastica derivata dal petrolio e dal 2012 gli shopper monouso di questo genere sono stati messi al bando. Durante il vertice sull’ambiente di Marrakech, nel dicembre dello scorso anno, abbiamo aderito con entusiasmo alla Coalizione Internazionale per ridurre l’inquinamento marittimo da borse di plastica, lanciata dalla Francia»

«L’economia ci sta già venendo incontro, soprattutto quella italiana. Abbiamo un settore della bioplastica molto sviluppato, con un fatturato nel 2016 di 475 milioni di euro in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, e questo ci fa bene anche da un punto di vista occupazionale»

IL DOSSIER

http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2017/Oceani/Un_Mediterraneo_pieno_di_plastica.pdf

(in particolare l’ultimo paragrafo, quello sulle possibili soluzioni)

LA PETIZIONE ON LINE

http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/no-plastica/?gclid=CJ3K-KKO6tQCFVIW0wod08wNdA

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