Anche l’edicola racconta. Quella difronte alla quale sono capitato stamattina, per esempio, è un concentrato di segni, meglio: è un testo di cui possiamo decodificare il senso nel suo insieme e che ci aiuta a comprendere qualcosa di più della nostra epoca. In qualche maniera ci rappresenta. Ho mostrato questa immagine agli studenti del corso di scrittura giornalistica che proprio oggi ha preso il via al Dipartimento di Lettere dell’Università di Cassino (Aula 4). Prima di leggere il giornale, prima di scendere sul piano del significante lineare, ho voluto riflettere insieme a loro su questo livello della narrazione, quello che deriva appunto da una componente della città contemporanea sottoposta come molte altre (il pensiero va a Manuel Castells) a forte ibridazione.
Osserviamola, appunto, con uno sguardo sistemico l’edicola nella galleria gommata della stazione Termini: all’interno, da qualche parte, trovano ancora spazio, certo, i quotidiani su carta di una volta (quelli che ho portato in aula per avviare il confronto). Però… dietro una fila di uova di Pasqua, giocattoli e caramelle, gratta e vinci, bibite e svariati generi alimentari, poi forse qualche periodico che sopravvive in prima fila all’interno di questo bazar contemporaneo e poi da una parte, per rimanere alle produzioni editoriali, i gialli o i romanzi rosa (se ho visto bene). Consumi di diverso genere si rimescolano dentro una vetrina apparentemente caotica ma, invece, sapientemente gestita dal suo autore, protagonista anche lui di una scrittura: l’edicolante che restituisce alla comunità in transito, come fosse allo specchio, una visione dei processi generali che l’attraversano, dei suoi bisogni più o meno autentici, più o meno indotti.
Ricomincio da qui ad aggiornare il blog sperando che rappresenti innanzitutto un utile diario di bordo per le studentesse e gli studenti che arrivano da Ceccano, San Pietro Infine, Sessa Aurunca, Esperia, Isernia e dalla stessa Cassino dove oggi la primavera è cominciata per davvero. Abbiamo parlato insieme di organizzazione plastica della pagina e di messaggio che l’individuo semiotico, il giornale, enuncia attraverso l’estetica: un po’ come tutti noi, quando ci presentiamo con il nostro stile (armonico o di rottura, assertivo o conversazionale…) esplicitando una determinata visione del mondo già prima di esprimerci a parole. Nella nostra progressione abbiamo piano piano avvicinato lo sguardo dall’edicola, appunto, verso il sottoinsieme dei quotidiani e poi siamo riusciti appena ad accennare alle tre parti in cui si suddivide, sul piano discorsivo, il contenuto giornalistico: l’attacco, la parte referenziale, il periodo di chiusura.
Era il giorno dopo l’attentato a Londra, sui giornali cui abbiamo dato uno sguardo campeggiavano i titoli di taglio empatico con una forte componente visiva nella pagina, questo li rendeva tutti piuttosto simili fra loro. Vedremo domani che cosa ci riserva l’agenda setting, intanto mettiamo da parte due definizioni, quella di notizia e quella di testo, poi la suddivisione (a mio avviso meno rigida di quanto non riporti la manualistica) fra news e views. Ci dedicheremo in particolare alle prime durante il corso, perché il nostro obiettivo è innanzitutto quello (ri)metterci a raccontare.