La manifestazione del Comitato Villa Fiorelli

Ridateci Villa Fiorelli

I bambini che improvvisano un corteo non ve li posso mostrare, un po’ perché avrei dovuto chiedere la liberatoria ai genitori, un po’ perché mi sembrava sbagliato fotografarli. Tutto il resto invece s’intuisce tramite le immagini che ho raccolto stamattina davanti a Villa Fiorelli, fra la Tuscolana e la Casilina: giochi e laboratori sul marciapiede, volontari all’opera, cartelloni di protesta lungo l’inferriata. Siamo a Roma, una città che ha perso molti dei suoi pregi da qualche anno a questa parte, sempre un pochino più sporca e scomoda, con tanti angoli di degrado, amata ma allo stesso tempo compianta da chi ci vive (me compreso). E la storia di questo piccolo parco incastonato fra villette e palazzine risalenti all’edilizia popolare del 1930, dunque deliziose, lo conferma: riqualificato una decina d’anni fa, quando Veltroni ripristinava le piazze e gli spazi pubblici della Capitale, è caduto progressivamente nel declino. Scivoli e altalene hanno cominciato a perdere pezzi, i prati si sono spelacchiati e un cantiere proprio in mezzo al giardino ha fatto il resto: serviva per ristrutturare il centro anziani ma è rimasto misteriosamente incompiuto. Infine i lucchetti, come recita l’ordinanza affissa lungo la cancellata, “per ragioni di sicurezza e incolumità pubblica”. Era il 24 marzo, tre giorni dopo l’arrivo della primavera, quando i bambini potrebbero goderselo di più questo fazzoletto di verde in un quartiere nel quale è difficile attraversare la strada, figuriamoci giocare ad acchiapparella.

Stamattina eravamo in centinaia, grazie all’invito del Comitato Villa Fiorelli, fuori dal cancello per firmare la petizione che chiede l’immediata restituzione ai cittadini del parco pubblico, dare una pulita con tanto di sacchi e rastrelli, tirare qualche calcio al pallone (e se fosse finito dall’altra parte, addio). Ci siamo cresciuti in tanti, ci giocano molti dei nostri figli e nipoti, vorremmo che possano continuare a farlo. A un certo punto un gruppetto di ragazzine ha cominciato a marciare su e giù con tanto di slogan per riavere il proprio spazio, nel frattempo mi sono fatto quattro chiacchiere con gli esponenti del comitato che ramazzavano un’aiuola esterna: è un territorio di nessuno, quel terrapieno, perché il Servizio giardini si occupa di ciò ci si trova dentro la Villa, l’Ama non cura il verde. Contraddizioni di una città rimasta per troppi anni senza un progetto, eppure sorprendentemente viva nel “ground zero” della società civile.

 

 

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